Case che curano
Walden, la capanna
Molto di più che semplice contenitore di vita la casa è uno strumento di crescita spirituale grazie al quale possiamo dare forma alle nostre più profonde immagini di libertà e creatività.
Se ci concediamo di ascoltare la chiamata dell’anima, vedremo che essa ci porterà ad abitare case e luoghi che rispondono alla nostra evoluzione interiore, che ci permettono di diventare ciò che siamo.
Con questo articolo di oggi inauguro una rubrica dedicata alle ‘Case che curano’: esempi di vita vissuta e abitata dall’intimità del cuore.
Le ‘ Case che curano’ sono esempi di collaborazione fruttuosa tra l’immaginazione e l’ambiente, tra la necessità di vivere il proprio destino e la possibilità di dargli una forma abitabile.
‘La Casa che cura’ è anche un percorso di affiancamento al processo immaginativo attraverso il quale aiuto le mie clienti ad ‘individuare’ atmosfere, simboli e immagini della propria casa interiore, prima ancora che questa diventi un progetto dello spazio.
‘ Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.’
Pubblicato nel 1854, Walden è il resoconto dell’avventura di Henry David Thoreau, filosofo e poeta statunitense che molti di noi hanno letto in gioventù.
Il libro prende il nome dal lago Walden, nel Massachussets, dove Thoreau trascorse due anni della sua vita nel cercare un rapporto intimo con la natura e nel ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire.
Il poeta si costruì una capanna, una piccola casa di legno, e lì dimorò il tempo della sua avventura solitaria.
Nella quiete dei boschi coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura o fino a qualche villaggio vicino, scrive, fa piccoli lavori in casa, nuota.
Thoreau vuole “marciare al suono di un tamburo diverso” e cerca la libertà immergendosi nei ritmi della natura.
Uno dei più grossi limiti della cultura abitativa moderna è quello di aver tradotto l’abitare in uno schema funzionale riduttivo e di aver omologato l’immaginario dell’esistenza ad una serie di standard minimi.
Le nostre case sono tutte uguali.
L’immaginazione ha il potere di cambiare il mondo, di evocare nuovi stili di vita, di sviluppare abilità, doni. L’immaginazione è il moto dell’anima.
Con la sua capanna Thoreau risponde alla chiamata dell’anima: vivere in semplicità nella relazione con la natura.
Cosa succederebbe se smettessimo di prendere troppo alla lettera i vincoli abitativi che ci sono stati trasmessi dalla cultura razionalista del movimento moderno?
Cosa succederebbe se iniziassimo a sognare le nostre dimore e trasformassimo le case in capanne, castelli, torri, tende, yurte?
‘La casa che cura’ è un percorso immaginativo per rispondere alla chiamata dell’anima.
Prima ancora di ideare un progetto, prima di dare forma al cambiamento, ‘La Casa che Cura’ è un percorso individuale per esplorare immagini antiche, eco di mondi abitabili.
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